Una boccata d'ossigeno per il mercato italiano dei veicoli industriali. Dopo il segno meno a due cifre con cui è stato chiuso il bilancio del 2020 (-14,3%, pari a 20.250 consegne per i mezzi oltre le 3,5 t, e -13,4%, 16.446 unità, per quelli oltre le 16 t) il 2021 sembra aprirsi con segnali di ripresa. Anche se ci vorranno due anni di crescita costante per tornare ai livelli del 2019.
Pioggia di più. In base alle stime del Centro Studi dell'Unrae, (Unione nazionale dei costruttori esteri), realizzate sulla base dei dati d'immatricolazione forniti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il mese scorso i veicoli con massa a terra superiore alle 3,5 t hanno fatto registrare un incremento del 9,5% (2.330 immatricolazioni contro le precedenti 2.127), quelli tra le 3,5 e le 6 t un calo del 9,1% (40 unità registrate rispetto alle 44 del 2019), i mezzi con massa totale 6,01t a 15,99 t +4,5% (280 consegne contro 268) e, infine, i truck oltre l e16 t +10,7% (2.010 unità contro le precedenti 1.815).
Due anni in salita. “Il dato di gennaio 2021 sembra confermare l’andamento positivo registrato già a partire dal luglio dello scorso anno", ha dichiarato Paolo Starace, presidente della Sezione veicoli industriali dell'Unrae. "In un contesto di incertezza generale ed economica, l'Unrae stima per il 2021 un mercato in crescita del 9%, ma un ritorno ai livelli 2019 potrà verificarsi non prima del secondo semestre 2022.
Sostenibilità e rinnovo del parco. "Con tale prospettiva", continua Starace, "se si vuole davvero rilanciare il settore andando verso una crescente sostenibilità ambientale e una maggiore sicurezza stradale, occorre rendere strutturali i contributi per gli investimenti nell’autotrasporto, rivedendo in modo realistico le quote di finanziamento per le diverse categorie e tipologie di alimentazione disponibili sul mercato, focalizzandosi prevalentemente sul rinnovo del nostro parco circolante, tra i più vecchi d'Europa, e tenendo in considerazione che la quota dei veicoli alternativi a oggi rappresenta solo il 5,6% del mercato".
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