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Fit for 55, il Parlamento Ue vota lo stop ad auto e furgoni a benzina e diesel dal 2035


Fit for 55, il Parlamento Ue vota lo stop ad auto e furgoni a benzina e diesel dal 2035
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Fra 13 anni i costruttori potranno vendere solo veicoli nuovi a zero emissioni. Una decisione che sta suscitando nella categoria dubbi e allarme

Alla fine lo scenario più estremo e temuto da tutto il settore dell'automotive si è concretizzato. Il Parlamento Europeo riunito in seduta plenaria ha infatti votato e approvato lo stop alla vendita di auto e furgoni nuovi alimentati a benzina e diesel a partire dal 2035. Si tratta di una delle principali misure del Fit for 55, il pacchetto presentato dalla Commisione Europea e volto a contrastare i cambiamenti climatici e favorire la decarbonizzazione dei trasporti riducendo le emissioni di CO2 di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. In concreto, con la messa al bando dei veicoli con motori endotermici, dal 2035 i costruttori potranno vendere solo modelli a emissioni zero.


No ai biocarburanti. 
Si sono espressi favorevolmente nei confronti del provvedimento ben 339 deputati, ma cospicua è stata anche la schiera dei contrari, con 249 voti, mentre gli astenuti sono stati 24. Elementi che dimostrano una spaccatura all'interno dei gruppi parlamentari. L'Ue ha bocciato anche una serie di emendamenti che prevedevano soluzioni ponte nel passaggio dal motore endotermico all'elettrico, fra i quali la possibilità di includere i biocarburanti tra le alimentazioni alternative per ridurre le emissioni. Stessa sorte è toccata alla possibilità di ridurre la soglia di elettriche nel 2035, passando dal 100 al 90%. L'unica deroga è stata concessa alle regole sulle emissioni per i costruttori con volumi produttivi inferiori alle 10 mila unità, per i quali l'esenzione è stata prolungata dal 2030 al 2036. Ai sensi dei trattati sul funzionamento dell'Ue,la proposta della Commissione dovrà essere sottoposta al cosiddetto trilogo, il processo di trattative formali e informali tra lo stesso Parlamento e i vari Paesi memebri attraverso il Consiglio e la Commissione Ue.

"Una catastrofe per l'automotive". Già alla vigilia del voto dell'Europarlamento le associazioni di categoria e i rappresentanti del settore avevano espresso timori e perplessità sull'ipotesi di una linea dura che già circolava da giorni. L'ultimo allarme è arrivato da Conftrasporto: "Il pacchetto di misure, così come sono state scritte", sottolinea il presidente, Paolo Uggè, faranno "abbassare le serrande a migliaia di imprese italiane". E prosegue: "Il Parlamento Europeo deve comprendere che obiettivi pensati all'inizio di questa legislatura non possono essere mantenuti uguali, senza modificare le date di attuazione, dopo una crisi pandemica che ancora oggi colpisce i cittadini e il sistema economico dei Paesi europei, e una guerra che da mesi è a due passi da noi". Altri parlano ancora più esplicitamente di un provvedimento che porterà alla catastrofe di un intero comparto strategico, mettendo a rischio, come sottolinea l'Anfia (Associazione nazionale filiera automotive), 70 mila posti di lavoro.

La posizione dell'Acea. L'Associazione dei costruttori europei, seppur critica, è meno tranchant. Da un lato "accoglie con favore il fatto che il Parlamento abbia mantenuto la proposta della Commissione europea per gli obiettivi 2025 e 2030. Questi obiettivi", però chiarisce "sono già estremamente impegnativi e raggiungibili solo con un massiccio aumento delle infrastrutture di ricarica e rifornimento", avverte l'associazione. “L'industria automobilistica contribuirà pienamente all'obiettivo di un'Europa a emissioni zero nel 2050", sottolinea ancora Oliver Zipse, presidente dell'Acea e Ceo di BMW, "ma data la volatilità e l'incertezza che stiamo vivendo giorno per giorno a livello globale, qualsiasi regolamentazione a lungo termine che vada oltre questo decennio è prematura in questa fase iniziale. Al contrario, è necessaria una revisione trasparente a metà strada per definire gli obiettivi post-2030. Una tale revisione dovrà prima di tutto valutare se l'implementazione dell'infrastruttura di ricarica e la disponibilità di materie prime per la produzione di batterie saranno in grado di eguagliare il continuo e ripido aumento dei veicoli elettrici a batteria in quel momento".

Roberto Barone

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