Industria
Autotrasporto ALLEANZA UE CONTRO IL DUMPING

Nove Paesi europei firmano la “Road Alliance”, un'intesa per fare fronte comune nella lotta contro l'illegalità e per promuovere una concorrenza leale.
In Europa si torna a parlare di dumping sociale nel settore dell'autotrasporto. E si riaccende lo scontro tra membri storici dell''Unione Europea, da un lato, che chiedono maggiori controlli e una maggiore regolamentazione per tutelare le proprie imprese; e, dall'altro, i Paesi dell'Est che intendono continuare a sfruttare i loro bassi costi di manodopera (ma anche di prelievo fiscale e di livelli di controllo) per invadere i mercati di tutto il continente e attrarre distacchi e delocalizzazioni. Lo scorso 31 gennaio, a Parigi, il fronte della regolamentazione ha firmato un nuovo accordo, la “Road alliance”: Italia (c'era la sottosegretaria Simona Vicari), Francia, Germania, Austria, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Norvegia e Belgio. Gli stessi Governi che lo scorso 27 settembre sottoscrissero un'analoga coalizione, con in più l'ingresso della Svezia in un'inedita alleanza tra Nord e Sud Europa. Una mossa incoraggiante, certo, anche se di fatti finora se ne sono visti pochi, a parte l'invio di una lettera alla Commissione Europea. Questa “Road alliance”, però, almeno per l'Italia potrebbe rappresentare un salto di qualità. Questo perché tra gli obiettivi dell'alleanza, di cui la Francia sembra ergersi a capofila, c'è non solo quello di rendere “convergenti alcune misure di applicazione della legislazione europea, in particolare sociale, per facilitare la loro attuazione da parte degli operatori”, ma anche quello di “armonizzare alcune misure nazionali di regolamentazione proprie degli Stati che partecipano alla Road alliance”. In altre parole, almeno in linea di principio questi Paesi sembrano proporre, come alternativa all'attuale concorrenza selvaggia, il modello del divieto di riposo settimanale in cabina già adottato da Francia e Belgio, nonché quello del salario minimo in Germania. Misure che, in Italia, costituirebbero una novità assoluta: vedremo ora se il nostro Governo si dimostrerà pronto a passare dalle parole ai fatti. Il documento è molto chiaro. Tra le riforme da adottare a livello europeo si propone innanzitutto “la messa in pratica di misure che garantiscano il diritto del conducente un equilibrio tra vita professionale e vita privata”. Secondo, si propone una regolamentazione dei trasporti internazionali di merci eseguiti con veicoli al di sotto delle 3,5 tonnellate, e l'introduzione anche per loro di criteri per l'accesso alla professione. Un settore che oggi appare completamente privo di regole: basti pensare alla massa di furgoni che, ogni fine settimana, fa la spola con i Paesi dell'Est per gli invii o le rimesse degli emigrati. Al terzo posto c'è una misura che potrebbe essere particolarmente efficace contro il cabotaggio illegale. Ossia la “dematerializzazione dei documenti di trasporto” e l'adozione dell'e-CMR, elettronico e non cartaceo. Fatto che migliorerebbe l'efficacia dei controlli in materia di rispetto del numero massimo di viaggi consentito in Stato estero a seguito di trasporto internazionale: niente CMR buttati e sostituiti, quindi. Carta (elettronica) canta.
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