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Vendite camion Il 2021 chiude crescita, ma pesa la crisi dei chip

Pubblicato il 11/01/2022 in Industria
Il 2021 chiude crescita, ma pesa la crisi dei chip
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In Italia a dicembre sono stati immatricolati 2.500 mezzi (+24,8%). Positivo anche il consuntivo da inizio anno, ma permangono le difficoltà di approvvigionamento

Con un colpo di coda rispetto all’andamento precedente, il mercato italiano dei veicoli industriali ha chiuso l’anno con un segno più a doppia cifra. Secondo le proiezioni del Centro studi e statistiche dell’Unrae (Unione dei costruttori esteri), realizzate sulla base dei dati forniti dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, a dicembre sono stati immatricolati 2.500 veicoli con massa a terra superiore alle 3,5 tonnellate, contro i 2.004 dello stesso mese del 2020, pari a un incremento del 24,8%.

Il consuntivo del 2021. Positivo anche il consuntivo dei dodici mesi del 2021: il confronto con l’anno precedente, interessato dalle restrizioni sanitarie e quindi poco indicativo ai fini della tendenza statistica, è del +23,8%, mentre rispetto al 2019 si registra un incremento del 6,2% (25.090 unità consegnate contro 23.627). Nonostante gli indicatori in attivo il settore è ancora in sofferenza e fatica a risollevare la testa, principalmente a causa della crisi dei chip e degli approvvigionamenti di vari componenti, che ancora continua a far sentire la sua morsa.

“Pesano” i pesanti. Analizzando i singoli segmenti, i camion da 3,51 a 6 tonnellate hanno fatto registrare la performance migliore, guadagnando 88,6 punti percentuali, pur con volumi estremamente contenuti: 132 unità vendute a dicembre contro le 70 dello stesso mese del 2020. Anche i mezzi da 6,01 a 15,99 tonnellate incassano un sostanzioso +35,4% passando da 316 a 428 veicoli, ma è il comparto dei pesanti, oltre le 16 tonnellate (che nei mesi scorsi era risultato particolarmente in sofferenza) a trainare maggiormente il mercato, soprattutto in termini di volumi, con 1.940 contratti (contro i 1.618 del 2020) pari a una crescita del 19,9%.

Poche luci e molte ombre. Anche nel periodo gennaio-dicembre 2021 i pesanti oltre le 16 tonnellate chiudono  il bilancio in attivo (+9,3%, sempre rispetto al 2019) con 20.750 esemplari consegnati, mentre gli altri comparti registrano un consuntivo in rosso: -21,1% (750 unità) i mezzi da 3,51 a 6 tonnellate, -2,7% (3.590 camion) i veicoli da 6,01 a 15,99 tonnellate.

Il 2021 chiude crescita, ma pesa la crisi dei chip

Dinamiche di fine anno. “L'andamento del mercato rispecchia grosso modo le nostre previsioni", ha commentato Paolo Starace, presidente della Sezione Veicoli Industriali dell’Unrae. "Il settore chiude il 2021 con cifre in crescita su entrambi gli anni, ma in realtà l’incremento è trainato esclusivamente dal comparto dei veicoli pesanti (+9,3% sul 2019) e va considerato che se non ci fossero stati i problemi di approvvigionamento dei chip ci saremmo trovati davanti a una crescita a doppia cifra per il cumulato degli ultimi dodici mesi. Il rimbalzo di dicembre, invece, è da ascrivere alle dinamiche di fine anno e alla necessità per i trasportatori di assicurarsi i benefici derivanti dal credito d’imposta”.

Produzione rallentata. L’analisi mese per mese, in effetti, mostra un andamento altalenante dovuto al permanere delle difficoltà della catena di approvvigionamento. “La carenza di componenti", spiega Starace, "ha comportato un rallentamento della produzione, con frequenti stop and go che si sono riflessi in modo negativo sul mercato. Purtroppo, è prevedibile il permanere della situazione di incertezza nelle forniture certamente per buona parte dell'anno con ulteriori ripercussioni sui tempi di attesa, sui costi di produzioni e, quindi, sui prezzi di vendita. Alcuni segnali di ottimismo lasciano sperare in un miglioramento verso i mesi estivi, anche se gli effetti per i consumatori si potranno vedere non prima del prossimo anno".

Interventi strutturali. “In questo contesto”, prosegue il presidente della Sezione Veicoli Industriali dell’Unrae, “rimane fondamentale che si lavori per accelerare il concreto contributo del settore trasporto merci alla transizione ecologica, attraverso un robusto ricambio del parco circolante, per il 55% ancora ante Euro IV, intervenendo in primis con un incremento dei fondi da destinare a tale scopo in una prospettiva strutturale. Ciò al fine di consentire un’adeguata programmazione sia delle Case costruttrici che delle imprese di autotrasporto per pianificare investimenti e obiettivi anche alla luce della sopra richiamata carenza di prodotto. 

La potenza di fuoco del Pnrr. In questo momento l'anello debole della transizione energetica è l'assenza di una rete infrastrutturale sia sul fronte dell'elettrico sia per quanto riguarda le alimentazioni green. "È necessario concentrare gli sforzi sul fronte delle infrastrutture per la ricarica di veicoli industriali elettrici e sullo sviluppo dei biocarburanti e dell’idrogeno che rappresentano soluzioni efficaci e sostenibili per la transizione verso le zero emissioni", sottolinea ancora Starace. "Il Pnrr da questo punto di vista rappresenta una grande opportunità, ma al di là dei macrocapitoli per realizzare un piano di spesa efficiente l’auspicio è che le istituzioni, e in particolare il ministero della Transizione ecologica guidato da Roberto Cingolani, convochino un tavolo tecnico per ascoltare le parti e le esigenze di chi tutti i giorni opera nel settore".

Bonus e penalizzazioni. ”Per quanto riguarda gli incentivi all'acquisto di mezzi di ultima generazione e maggiormente ecologici, ritengo che  sia necessario cambiare paradigma e affiancare la logica dei bonus, pur necessari, a una di penalizzazione per i mezzi più datati, applicando un criterio per cui più inquini più paghi, piuttosto che riducendo la capacità di carico perché l’impianto frenante non è quello di un veicolo moderno. Misure, in sostanza, che permetterebbero di ridurre concretamente le emissioni nocive migliorando al tempo stesso la sicurezza".

Roberto Barone

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