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Cartello dei camion, Scania impugna la sentenza del tribunale Ue


Cartello dei camion, Scania impugna la sentenza del tribunale Ue
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La Casa del Grifone respinge le accuse e presenta ricorso alla Corte di Giustizia europea

La Scania non si arrende alla sentenza del tribunale dell'Ue sul caso delle presunte violazioni delle norme dell'antitrust (più noto come cartello dei camion) e ha annunciato ufficialmente di aver proposto ricorso alla Corte di Giustizia europea, l'organo supremo nelle controversie che riguardano il Vecchio Continente.

La sentenza del 2 febbraio. Con una sentenza dello scorso 2 febbraio, infatti, il tribunale dell'Unione Europea aveva respinto il ricorso della Scania (oggi sotto il controllo del gruppo Traton) contro la richiesta risarcitoria nella causa per il cosiddetto cartello dei camion, che vedeva sul banco degli imputati anche DAF, Iveco, MAN, Mercedes e Volvo/Renault Trucks. La Casa svedese, a differenza degli altri costruttori, aveva infatti abbandonato il patteggiamento ed era stata dunque condannata al pagamento di una multa da 880,5 milioni di euro per pratiche commerciali scorrette.

L'accusa. Ricordiamo nel 2016 la Commissione Europea aveva sanzionato i costruttori coinvolti nello scandalo con una multa record di complessivi 2,9 miliardi di euro. Secondo le accuse, nel periodo compreso tra il 1997 al 2011 le Case avrebbero scambiato informazioni e concordato i prezzi dei loro truck medi e pesanti, mantenendoli illecitamente alti. Inoltre, avrebbero deciso congiuntamente la "tempistica di introduzione di alcune tecnologie atte a ridurre le emissioni" per rispondere alle normative europee trasferendo sui clienti i relativi costi.

Italscania Spa

Corsi e ricorsi. Quasi tutte decisero sin da subito di collaborare con gli organi europei, dichiarandosi rei confessi e garantendosi una riduzione del 10% della multa oltre a sconti avari e riconoscimenti di clemenza (Iveco ottenne un'ulteriore riduzione del 10%). Anche Scania sembrò propensa, in un primo momento, a seguire la stessa strada, ma poi fece dietrofront. Per questo motivo nel 2017 le comminò una sanzione di quasi 900 milioni di euro, contro la quale però il brand svedese fece ricorso. Bocciato due mesi fa. Decisione nuovamente impugnata. 

Le motivazioni. La Scania, dunque, contesta ancora tutte le conclusioni della Commissione UE e sostiene che la società non ha concluso alcun accordo con gli altri produttori in materia di prezzi, né ha collaborato per ritardare l'introduzione di nuovi motori conformi alle legislazione UE in materia di emissioni di gas di scarico. Toccherà dunque alla Corte di giustizia europea mettere la parola fine a questa vicenda che si trascina ormai da cinque anni. 

Roberto Barone

Europa

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