Industria
Camion, ad aprile profondo rosso per il mercato italiano
Le immatricolazioni si sono fermate a quota 1.900 veicoli, contro i 2.599 del 2021 (-26,9%). Giù tutti i segmenti
Male, anzi malissimo. Confermando le più fosche previsioni il mercato italiano dei veicoli industriali evidenzia una sofferenza che appare sempre sempre più cronica. La causa è da ricercare indubbiamente nella guerra in corso tra Russia e Ucraina che ha aggravato la crisi della componentistica e problemi atavici del nostro sistema Paese, quali la mancanza di un'adeguata politica energetica di lungo periodo e l'elargizione di sussidi e incentivi fondamentali per dare ossigeno al settore, ma solo nel breve periodo. Secondo le proiezioni del Centro studi e statistiche dell’Unrae (Unione dei costruttori esteri), realizzate sulla base dei dati forniti dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, ad aprile le immatricolazioni nel nostro Paese di mezzi con massa a terra superiore alle 3,5 tonnellate si sono fermate a 1.900 unità, con un calo del 26,9% rispetto alle 2.599 dello stesso periodo del 2021.

Crollano tutti i segmenti. E a soffrire, per il secondo mese consecutivo, sono tutti i segmenti indistintamente, anche quelli dei pesanti che storicamente - anche per volumi - trainavano l'intero mercato tenendo nei momenti di difficoltà o addirittura viaggiando in controtendenza. In particolare, segnano una flessione a doppia cifra sia i leggeri sotto le 6 tonnellate (-23,6% con 55 esemplari contro i precedenti 72) sia i mezzi sopra le 16 tonnellate (-25,9% con 1.600 unità), mentre sprofondano ancora più in basso i medio-leggeri tra 6,01 e 15,99 tonnellate, che perdono il 33,2% sul 2021 (245 veicoli venduti). Nel complesso, i dati negativi dell’ultimo mese portano il consuntivo del quadrimestre fortemente in rosso, a -9,7% con 8.564 unità.
Ossigeno solo nel breve. "I numeri parlano da soli", dichiara rassegnato a tuttoTrasporti Paolo Starace, presidente della Sezione Veicoli Industriali dell’Unrae. "Sappiamo che questo calo del mercato sconta tutta una serie di problematiche, quali la discontinuità delle forniture, le interruzioni a singhiozzo della produzione e i conseguenti ritardi nelle consegne, che già si erano manifestate l'anno passato. Le preoccupazioni ventilate nei mesi scorsi, dunque, cominciano a manifestarsi in maniera rilevante su un mercato che fatica a sostenere il peso delle gravi difficoltà moltiplicatesi nell’ultimo periodo. Un effetto domino aggravato dal clima di incertezza, che accanto alle criticità accennate spinge le aziende che intendono rinnovare il parco a prendere tempo".
Incentivi e anzianità del parco. Pesa anche l'aumento dei costi generati dall'impennata dei prezzi delle materie prime che inevitabilmente, seppur solo in parte, si ripercuote sui listini. Ma non è tutto. "È evidente, poi, che gli aiuti al settore dell’autotrasporto stiano perdendo di efficacia" sottolinea ancora Starace, "nonostante gli impegni profusi dal governo nel fornire risposte concrete al comparto, che danno ossigeno nel breve periodo ma non contribuiscono a sostenere la domanda di veicoli nuovi nel medio-lungo termine, a discapito della transizione ecologica e della sicurezza stradale". Infine, c'è il macigno dell'azianità del parco circolante: l'Unrae chiede che si spinga a una progressiva sostituizione dei mezzi ante Euro 5 con veicoli di ultima generazione, attraverso interventi che seguano il principio “chi più inquina più paga”, portandone così alla progressiva dismissione.
Roberto Barone
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