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Carenza di autisti
Un problema planetario

Carenza di autisti
Un problema planetario
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Mancano circa 400.000 conducenti in Europa. Una carenza che affligge la maggior parte dei Paesi, anche quelli dell’Est. Oltre alle condizioni di lavoro e ai salari è la scarsa considerazione da parte dell’opinione pubblica a demotivare i giovani.

La tempesta "perfetta" si è scatenata a metà di agosto 2021. L'amministratore delegato dell’azienda di trasporti Napolitrans, Gerardo Napoli, in un articolo sul Sole 24 Ore del 10 agosto, ripreso poi dal Corriere della Sera il giorno successivo, aveva dichiarato rassegnato di essere da tempo alla ricerca di 60 autisti ai quali offriva una retribuzione mensile di 3.000 euro, senza tuttavia ricevere candidature. Un'affermazione che non ha tardato a suscitare stupore e l'immancabile strascico di polemiche, in particolare tra due fronti contrapposti: da una parte le imprese che hanno confermato quanto sia diventato difficile trovare camionisti disponibili in Italia, dall’altra gli stessi driver e alcuni sindacati di categoria, che hanno replicato come le condizioni di lavoro non sempre siano quelle stabilite dal contratto e che se la paga fosse equa e rapportata all'effettivo lavoro svolto sarebbe più facile reperire nuovi autisti a cui affidare i camion.

Vecchie cause e antichi rimedi. Eppure sono tante le aziende che, pur rispettando tutti gli oneri per l’impiego di un autista professionale, fanno fatica a completare la loro squadra di camionisti. Pochi giorni prima della dichiarazione di Gerardo Napoli, era stata l’Anita, l'Associazione nazionale delle imprese trasporti automobilistici, che fa capo a Confindustria, a chiedere di creare una quota dedicata agli autisti all’interno del decreto flussi, quello che fa entrare legalmente in Italia i lavoratori extra comunitari. Tra le varie posizioni e le tante polemiche, però, rimane concreto il problema di rinnovare e rinforzare questa categoria. Un cruccio che non è solo italiano (secondo l’Anita, nel giro di due anni da noi mancheranno 17 mila figure), ma di tutta Europa e persino degli Stati Uniti. L’Iru, International road transport union, che nel 2018 ha creato l'apposita task force focalizzata sul driver shortage, segnala che nel 2027 in Germania mancheranno all’appello circa 185.000 autisti, soprattutto di camion, ma anche di autobus. Senza arrivare a questo estremo, si preoccupano del futuro in Spagna, Francia, Belgio, Gran Bretagna e, come detto, finanche negli Usa. Sebbene ogni Paese faccia storia a sé, dovunque si possono rilevare alcune cause comuni. I costi della patente e dell’abilitazione professionale, il lavoro particolarmente stressante, il salario, che anche quando è in linea con il contratto, non soddisfa pienamente in raffronto con il sacrificio che richiede questo tipo di attività. E poi l’opinione pubblica che ha una scarsa considerazione di una professione, peraltro indispensabile, che meriterebbe più rispetto. In alcuni Paesi, in Italia come in Spagna, alcune aziende non adempiono pienamente al contratto nazionale, e questo è grave sia per gli autisti sia per le tantissime aziende in regola che si trovano a fronteggiare una concorrenza a dir poco sleale. Ma va sottolineato che le difficoltà oggettive a trovare chi i camion li dovrebbe guidare ci sarebbero anche se tutto il settore fosse in regola al 100%.

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Giovani e donne sono due potenziali bacini dove andare a "pescare" nuovi driver. Eppure le difficoltà non mancano. Partiamo delle rappresentanti femminili: in Europa le camioniste sono più o meno il 2% del totale. Troppo poche. E poi il lavoro porta spesso fuori casa e a lungo, i pericoli lungo la strada non si possono negare e vivere in un mondo fatto a misura di uomo (anzi, spesso complicato pure per loro) non è facile, anche solo pensando alla carenza di servizi, primi fra tutti bagni e docce lungo le strade. Per quanto riguarda i giovani, invece, gli ostacoli sono almeno di tre tipi: patente e Cqc, la carta di qualificazione del conducente, costano circa 5.000 euro senza contare, anche in questo caso, che il lavoro è tra quelli meno considerati da amici e opinione pubblica in molti Paesi europei, Italia compresa. E poi per ottenere comunque la patente si devono avere almeno 21 anni, ma spesso 24, secondo la categoria del veicolo da guidare. E a quell'età è probabile che chi aveva bisogno di lavorare abbia già trovato un altro impiego, dimenticando il camion. 

Abbassare l'età per le patenti. In Austria, la Wko, direzione federale della Camera di commercio, ad agosto di quest’anno ha proposto di abbassare a 17 anni l’età per le patenti C e D, a patto che ci si affianchi per un periodo sufficientemente lungo a un autista esperto. In Spagna la Cemt, Confederazione spagnola del trasporto merci, esorta le autorità a cercare soluzioni alla carenza di professionisti del volante, perché in caso contrario le conseguenze potrebbero essere devastanti per l’economia e per l'itero Paese. In Gran Bretagna, con la pandemia e la Brexit, le associazioni stimano che manchino circa 100.000 lavoratori nel trasporto e nella logistica. Un servizio della BBC sull’argomento elenca le tante difficoltà di una vita da camionista, un professionista - secondo molti diretti interessati - con molte competenze e responsabilità, il quale svolge un impiego indispensabile per la società, ma che soffre di una bassa reputazione nei confronti dei cittadini. E intanto il problema diventa sempre più serio. La britannica Transport Intelligence, autorevole fonte di ricerche di mercato nel settore dei trasporti e della logistica, stima in 400 mila i camion vacanti in Europa, confermando in parte il ruolo dei Paesi più pesantemente colpiti: la Polonia (124.000), il Regno Unito (fino a 76.000) e la Germania (fino a 60.000). La società individua anche alcune soluzioni al problema. Sono elencate qui di seguito, ma quante di queste sono effettivamente o rapidamente realizzabili? Aumentare la paga, orari flessibili, introdurre bonus, coinvolgere i camionisti nell’azionariato delle aziende. E poi, programmi di reclutamento per le donne, sensibilizzazione nelle scuole, corsi di formazione. E intanto, prosegue la solita giostra: le aziende lamentano la mancanza di autisti e questi ultimi le condizioni di lavoro. Avanti così.

Paolo Barilari

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