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Navigazione fluviale
Merci sul Po, una via possibile

Navigazione fluviale
Merci sul Po, una via possibile
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Poco utilizzato, il trasporto su chiatte lungo le grandi arterie d'acqua vuole porsi come alternativa ecologica ed economica, consentendo di spostare carichi voluminosi o pericolosi senza ingorghi

Il 2020 ha segnato una crescita delle merci trasportate lungo il fiume Po. Gli ultimi dati disponibili dimostrano come dalle 42 mila tonnellate del 2019 si sia passati alle quasi 60 mila dell'anno successivo. “Siamo ancora lontani dai numeri della metà degli anni Novanta, quando si raggiungeva agevolmente il milione di tonnellate, ma è un segnale positivo”, dichiara l’ingegner Alessio Picarelli, dirigente del settore navigazione interna dell’AIPo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po. Ma in che condizioni versa il trasporto merci su idrovia, la modalità meno utilizzata in Italia?

La distanza dalle banchine. “Il Po è navigabile, per merci e passeggeri, da Casale Monferrato (AL) fino alla foce e su alcuni tratti del Mincio da Mantova in giù”, spiega l’ingegner Luigi Mille, direttore dell’AIPo. “Imbarcazioni per il trasporto passeggeri possono percorrere anche alcuni tratti dell’Adda e del Ticino. Ci sono poi tre idrovie principali, la Mantova-mare, l’idrovia ferrarese e quella della laguna veneta. Queste ultime due non fanno però parte dell’AIPo”. L’agenzia riunisce le regioni padane: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Creata nel 2003, oltre che della navigazione interna si occupa delle ciclovie sugli argini e della transizione ecologica, con una serie di progetti inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. “In Italia l’interesse per le vie navigabili è carente”, continua Mille. “La politica nazionale ha lasciato che decidessero gli imprenditori e così, senza incentivi, vince sempre la gomma. Non è stato realizzato il progetto di collegare con un’idrovia anche Milano, e i porti lungo il fiume Po sono ospitati in città di piccole dimensioni. Le merci arrivano sulle imbarcazioni dalle aziende vicine. Esempio positivo è quello di Mantova, che ha un ricco tessuto industriale nei pressi delle banchine. Se però le produzioni sono lontane dai porti fluviali, incide negativamente la rottura del carico, che in certi casi ha costi notevoli”.

Ambiente e sicurezza. Eppure i vantaggi dal punto di vista dell’ambiente e della sicurezza sono chiari. Un’imbarcazione di quinta classe, la più grande, ha una portata di 1.500 tonnellate, come cinquanta camion. I principali scali portuali lungo il Po sono quelli di Piacenza, Cremona, Mantova, Ferrara, Rovigo. “Portare una tonnellata di merci su una chiatta inquina molto meno rispetto all'utilizzo di un veicolo industriale", sostiene Picarelli. "Queste imbarcazioni hanno consumi limitati, senza considerare il fatto che, in prospettiva, si punta sull’idrogeno anche in questo ambito. Nel porto di Mantova si valuta il progetto di installare distributori per il rifornimento delle navi, col contributo dei finanziamenti europei”.

Il problema dei ritorni a vuoto. Container, merci pericolose o voluminose sono i carichi più frequenti. Come per i trasporti stradali, uno dei problemi da risolvere è quello dei ritorni a vuoto, che sarebbero limitati se le aziende e i trasportatori lungo il fiume fossero di più, creando un sistema più efficiente. “I carichi più frequenti sul Po sono gli eccezionali. Lunghe un centinaio di metri e larghe dodici, le chiatte possono alloggiare pezzi giganteschi o impilare un numero notevole di container. La velocità è bassa, ma costante: possono navigare nell’arco delle 24 ore, senza traffico”. Prossimi sviluppi? Si sta completando la progettazione (manca la Via) per alcuni interventi tra Mantova e Ferrara per 15 milioni di euro, per correggere alcune curve di navigazione e migliorare la navigabilità in quella tratta. Di recente, inoltre, l'intesa interregionale ha finanziato con circa 50 milioni di euro il miglioramento di alcuni punti critici tra Cremona e Mantova. "Sono interventi di cui abbiamo già un progetto definitivo che dovremo completare con gli esecutivi. Contiamo di fare tutto entri prossimi 3-4 anni".

Paolo Barilari

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