Nella corsa all'efficienza si sono lanciati un po' tutti, alcuni con soluzioni complesse, altri con configurazioni obbligate. L'Iveco è andata oltre, tanto da proporre tre versioni dell'EcoStralis: da 420 a 500 CV e, in mezzo, il protagonista di questa prova: il 460 Eco, forse il più azzeccato. Troppo poco potente il 420 per i palati nostrani, mentre il 500 non ha tutte le specifiche di ottimizzazione riservate al motore più piccolo. Comunque se non si devono scalare le montagne tutti i giorni, 10 litri possono bastare. E che il Cursor 10 sia un gran motore, tutto Trasporti lo sostiene da sempre. I numeri rafforzano questa nostra convinzione: un consumo di 3,16 km/l a 80 km/h di media. Un risultato che l'Iveco ha raggiunto senza troppi artifici meccanici, come pompe e compressori ad azionamento intelligente, idroguide meno demoltiplicate o altro ancora.

La ricetta tecnica che fa dello Stralis un modello Eco è semplice: rapporti lunghi e gomme giuste. A tenerlo nella zona verde del contagiri ci pensa il software sviluppato con ZF, che non prevede la modalità manuale, né il kick-down e nemmeno la messa in folle quando il motore non è in tiro (l'Ecoroll di altri concorrenti). Insomma l'EcoStralis è un camion normale, eppure funziona bene, segno che la base meccanica è ancora valida.
E, al di là della catena cinematica, anche telaio e sospensioni non sembrano aver bisogno di alcun aggiornamento particolare. Tanto più che la tara rilevata (7250 kg) rimane tra le più leggere nei camion a lungo raggio. In ogni caso nel pacchetto Eco sono compresi tre anni di garanzia completa. Detto del piano di sotto, un'analisi esterna della cabina evidenzia una cura aerodinamica abbastanza soft: spoiler e deflettori qui sono di serie, ma l'Iveco non elimina la visiera parasole, né sconsiglia le trombe sul tetto, lasciando così più libertà rispetto alla concorrenza. Però si fa pagare a parte le minigonne, non incluse negli oltre 12mila euro che separano il listino dell'EcoStralis 460 dal 450 standard.

Salendo a bordo, emergono tutti i limiti dello Stralis. Sulla plancia, già composta da parti aggiunte alla struttura (di base è ancora quella dell'Eurostar), adesso spunta pure il display del sistema gestione flotte/navigatore Blue&Me Advanced (di serie sull'Ecostralis). È avvitato fra strumentazione e consolle centrale, ma con il riflesso del finestrino si legge assai poco. A proposito di visibilità, anche il deflettore fisso sulla portiera è indice di vecchiaia. Vero che ci sono in giro cabine ancora più anziane, ma sono riuscite a stare al passo in maniera più elegante di quella italiana. Tralasciando i dettagli di finitura (come le guide sporgenti delle tendine o i braccioli scricchiolanti), mancano vani raggiungibili durante la guida: quelli sopra al parabrezza sono troppo in alto o spostati a destra; il frigorifero, poi, resta molto indietro rispetto al sedile. Discorso simile per gli interruttori: il cruise control adattivo ACC è sotto i tre tasti del cambio, mentre il controllore di corsia LGS è talmente a destra che ci arriverebbe prima il passeggero (oltretutto il suo sensore a volte "legge" le frecce d'ingresso alle aree di servizio).

Come anticipato, l'Ecostralis va bene. E non paga pegno in velocità, nonostante il limitatore a 85 km/h. Del resto sono rimasti pochi i posti dove i camion possono sorpassare: meglio mettersi l'anima in pace e sfidare il contalitri piuttosto che il contachilometri. Che il Cursor 10 fosse molto vivace agli alti regimi lo sapevamo, adesso stupisce che funzioni bene anche dall'altra parte del contagiri dove lo costringe a lavorare il cambio Eurotronic. La mancanza della funzione semi-automatica non ha controindicazioni, anche perché permette di correggere manualmente il rapporto impostato; solo vedendo la salita che sta per finire, magari, si vorrebbe lasciare dentro una marcia; e, invece, lui scala. Forse in quelle occasioni sarebbe utile bloccare il selettore, ma l'Ecostralis ha senso se fa tutto da solo, e nel 90% dei casi ci riesce egregiamente. Sull'altro 10% si può migliorare, magari con un cruise control più flessibile: se si perde qualche km/h rispetto alla velocità impostata è inutile far fischiare il turbo per riprenderla subito. Più che un'idroguida meno demoltiplicata (che non a tutti piace), lo Stralis avrebbe bisogno uno sterzo più comunicativo attorno alla posizione neutra.