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Mercedes Benz Actros 1845 IL MULTIRUOLO DI LUSSO

Pubblicato il 01/07/2014 in Truck
IL MULTIRUOLO DI LUSSO
IL MULTIRUOLO DI LUSSO

Unico nel suo genere, sposa cabina compatta e pavimento piatto. Ne esce un multiruolo molto hi-tech,brillante e poco assetato.

Il nuovo corso dei pesanti Mercedes-Benz è talmente ampio e variegato da proporre soluzioni di trasporto impensabili fino a pochi anni fa. Anticipando l’uscita di scena dell’Axor, la Casa della Stella ha caricato sulle spalle del nuovo Actros anche il compito di multiruolo a cabina stretta (2,3 metri). E siccome sono tedeschi, non si sono accontentati di giocare sulla larghezza dell’abitacolo, ma hanno giocato pure sulla conformazione del pavimento (insieme col suo posizionamento rispetto al telaio), offrendo a scelta tunnel alto, basso o inesistente. È proprio quest’ultima la soluzione adottata dal 1845 LS protagonista della nostra prova.

Abito attillato, potenza giusta

Sulla carta ha i numeri per candidarsi a macinatore di chilometri da grandi flotte, tanto più che rispetto all’Actros GigaSpace (la cabina più grande tra quelle disponibili) provato qualche mese fa, qui si risparmiano circa 200 kg: fondamentali dato che la tara dell’ultimo Mercedes di linea non è particolarmente contenuta. E la dieta può essere ancor più efficace optando per il 6 cilindri di 10,8 litri con 428 CV, invece che su questo 12,8 litri dove una manciata di cavalli un più si paga con 150 kg in più. A vantaggio del 1845 LS, il fatto (strano) di costare meno del corrispondente 1843, oltre alla programmazione elettronica che permette al motore più grande di erogare 200 Nm extra in ultima marcia: così sui falsopiani autostradali si può disporre di una coppia da classe superiore, come se il 450 CV si trasformasse temporaneamente in un 480. Trovata una giustificazione al motore più aitante, sulle opzioni dell’abitacolo nasce qualche dubbio: con la cabina stretta StreamSpace 2.3 a pavimento piatto questo 1845 è un incrocio fra il precedente Actros Mp3 con cabina L, che il tunnel ce l’aveva, un Axor, e il fratello maggiore Actros Streamspace 2.5 a cabina larga e senza tunnel. Una confusione che il listino non aiuta a chiarire, poiché nell’eliminazione del tunnel il prezzo fa un balzo in alto consistente (circa 12mila euro), mentre se si passa dall’abitacolo largo (2.5) a quello stretto (2.3) il risparmio è irrisorio (600 euro). Insomma qualche contraddizione su questo 1845 c’è: per essere un multiruolo è fin troppo bello, e giocando con l’infinita lista degli optional lo si potrebbe configurare esattamente come un’ammiraglia. A quel punto, però, perché rinunciare a quei 20 cm di larghezza? Secondo la Mercedes non ci sarebbe neppure un gran vantaggio aerodinamico, perché la sezione frontale è sempre determinata dal semirimorchio, al quale la cabina stretta si raccorda in maniera meno uniforme di quella larga.


Smilzo ci passa meglio

Tuttavia, dalle nostre rilevazioni emerge che, a 80 km/h, il 1845 deve vincere una forza resistente di 256 kg, contro i 307 del 1851 (che, però, oltre a essere largo, aveva pure il tetto superialzato). Tradotto in CV, il protagonista odierno della prova necessita di 15 CV in meno per avanzare a velocità costante. E, infatti, i consumi in questa situazione hanno quasi del miracoloso: sfiorano i 5 km/l. Poi, vedremo che in condizioni reali, cioè sul percorso e con il nostro semirimorchio, la faccenda cambia e di parecchio. Intanto, però, la vita di bordo è quella magnifica di tutti i nuovi Actros: sia stando dietro al volante, sia passando nella zona di riposo.


Signori si nasce

I venti centimetri che qui mancano rispetto alle cabine larghe si traducono davanti in un più ridotto piano d’appoggio all’estremità del cruscotto e, dietro, nella lunghezza dei lettini ridotta da 220 a 200 cm. Compromessi tutto sommato accettabili, specialmente se si è da soli ad “abitare” questo Mercedes; non che il secondo autista non ci stia, però per l’uso frequente in due, forse, vale davvero la pena puntare sulla cabina da 2,5 metri, oltretutto disponibile pure con tetti ancora più voluminosi (BigSpace e GigaSpace). Nel caso di questo 1845, la StreamSpace garantisce comunque un altezza libera di 197 cm, che tali restano “passeggiandoci” dentro da una portiera all’altra, vista l’assenza di qualunque dislivello. Per contro, si fa più fatica ad arrivarci: sono infatti quattro e da 32 cm i gradini da superare (contro i tre o due, rispettivamente, delle versioni con tunnel da 17 o 32 cm), caratteristica poco consona a un vero multiruolo che può prevedere frequenti soste con saliscendi dall’abitacolo. In compenso la visione dal posto guida è di classe superiore in tutti i sensi: si domina la strada con ottima visibilità (salvo lo specchio sinistro un po’ invadente nelle svolte) e ci si trova davanti una plancia da berlina di alta gamma, Mercedes ovviamente. Il design è moderno ed elegante, quasi eccessivo per un veicolo da lavoro, ma di sicuro impatto.


Una guida sportiva

Le regolazioni sono ampie, anche per lo sterzo, ora molto più preciso che in passato. E alla cabina stretta corrisponde ad una sensazione di agilità che l’Actros non ha mai avuto nelle serie precedenti. Appare più vivace, rispetto al 1851, persino il propulsore, che pure su questo 1845 era abbinato a una rapportatura più lunga: 73 km/h a 1000 giri contro i 69 del più potente. Ciò non l’ha agevolato su un percorso difficile come il nostro, sul quale ha trovato anche vento contrario in qualche tappa. Alla fine ne è uscito con consumi analoghi all’altro Mercedes ed esattamente identici a quelli del MAN TGX 440 Euro 6. Col competitor tedesco pareggia le prestazioni al cronometro, addirittura fino ai centesimi. L’Actros non brilla per silenziosità, difetto emerso anche sull’ammiraglia, e il retrotreno ha una risposta secca sulle giunzioni trasversali dell’asfalto. In compenso gli automatismi e la sicurezza di marcia sono inappuntabili: cominciando dal cambio automatizzato, che non sbaglia mai un innesto, per finire coi freni di un’efficacia totale; specie il rallentatore ad acqua, potente e progressivo.

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