Truck
Confronto SUPERSFIDA A QUATTRO

All’Euro Truck Test si è giocata la partita dell’Euro 6: Iveco, MAN e Mercedes incontrano per la prima volta il nuovo Scania. E il risultato...
È l’erede del glorioso Trans Euro Test, si presenta almeno una volta all’anno e ci consente di mettere alla prova contemporaneamente (col rilevamento dei consumi) le novità che le Case, in genere, ci permetteranno solo più tardi di “torchiare” sul nostro percorso. Insomma una comparativa da non perdere, l’Euro Truck Test, come si chiama adesso. Meno che mai stavolta, dove si sono presentati tutti i camion apparsi quest’anno e già in regola con la fase C dell’Euro 6: Iveco Stralis, MAN TGX, Mercedes-Benz Actros e il neonato Scania R.
Le regole d’ingaggio - Il capitolato di gara richiedeva cabine larghe e a tetto almeno rialzato, mentre per le potenze è stata lasciata libertà di scelta fra 450 e 480 CV. Insomma, l’identikit del camion da flotta continentale, che dà spazio all’autista ma che non svena chi lo deve comprare: una volta si sarebbe detto multiruolo, ora (come vi spieghiamo a pag. 18) non più. Terreno della sfida, come al solito: strade e autostrade tedesche attorno a Monaco. Particolarità: semirimorchi zavorrati solamente per 32 ton complessive, perché questa è la media dei carichi che viaggiano in centro Europa; evitate quindi di fare raffronti coi test sul percorso italiano di tuttoTrasporti, perché con 12 tonnellate in più le cose cambiano. Però, in questo caso, i quattro sfidanti erano alla pari e ciò ha permesso di confrontarli. Ovviamente il sottotitolo di questo Euro Truck Test poteva essere: tre contro uno, ovvero come appaiono le “vecchie” conoscenze di Iveco, MAN e Mercedes al cospetto dell’ultimissimo Scania. Così è stato. E lo svedese s’è portato a casa il miglior punteggio nei giudizi di chi l’ha provato, suggellato anche dai consumi più ridotti. Risultato abbastanza prevedibile, sia per l’effetto novità, sia perché i motori solo SCR degli svedesi hanno sempre dato ottimi riscontri in termini di efficienza, ma meno scontato è stato il responso per tutti gli altri.
Quelli che si confermano - Cominciando da Iveco, si potrebbe fare una considerazione sulla scelta della cabina, che di fatto è obbligata: improponibile per il lungo raggio quella più bassa, giocoforza gli italiani hanno dovuto schierare lo Stralis più alto. Il tetto profilato l’ha aiutato a fendere l’aria ma, nonostante gli innumerevoli affinamenti, il cx (coefficiente di forma) è quello di un progetto nato oltre vent’anni fa. Eppure non ha sfigurato in termini di rendimento: il distacco da quelli che hanno consumato meno di lui è anche dovuto ai suoi 30 CV in più. A tenere alto il punteggio, ha dato una grossa mano il nuovo cambio ZF Traxon, qui al vero debutto (dopo la prima apparizione sui MAN col D38). L’Iveco, pur senza brillare quanto a scelte futuristiche, da guidare resta comunque comodo. Per gli altri giudizi relativi alla cabina, cerca di tenere il passo come può, evidenziando ingenuità e risparmi da “due soldi” piuttosto che reali limiti di anzianità.
Il Leone ruggisce ancora - Il MAN ha beneficiato anch’esso di una catena cinematica abbastanza inedita, più di trasmissione che di motore, di fatto ritarato appena un po’ “più su” e comunque sempre valido. La vera curiosità era, infatti, per il trapianto del cambio Scania sul TGX: operazione riuscita, come confermano le performance in salita. Dal punto di vista dell’autista, il MAN è un veicolo confortevole da guidare e anche piuttosto silenzioso; solo lo sterzo rimane poco comunicativo. Peccato, poi, che gli aggiornamenti della cabina non siano riusciti a dare vivacità a una plancia che avrebbe ormai bisogno di interventi più radicali.
La Stella continua a brillare - Sarà che in Germania gioca in casa, sarà che era talmente avanti, ma da quando è apparso (2011) il nuovo Actros ha sempre fatto un figurone negli Euro Truck Test. Finora, almeno. Perché adesso, non ce ne voglia la Mercedes perché resta comunque un punto di riferimento, ha trovato nel nuovo arrivato svedese pane per i suoi denti. Un duello che si ripete ormai da un ventennio, quando a sfidarsi erano il primo Actros e l’allora serie 4. Gli “armamenti” sono ancora gli stessi: tecnologia, confort e redditività. L’alfiere della Stella si conferma al top della categoria, però per la prima volta comincia a non sembrare più così... perfetto. Per carità, nulla di trascendentale, giacché nei giudizi generali della cabina e della redditività l’Actros non teme nessuno. Si tratta piuttosto di sbavature o piccole crepe in un pedigree altrimenti immacolato, dettagli che si palesano solo se viste attraverso i vetri del nuovo Scania: una sorta di lente d’ingrandimento, che evidenzia soprattutto i cinque anni che separano la nascita dei due contendenti (comunque i più freschi fra quelli qui presenti). Il Mercedes è stato penalizzato soprattutto per il motore, e non si capisce perché non abbia puntato sul più recente 10,7 appena rivisto, nonché portato a 460 CV: avrebbe fatto risparmiare qualche altro chilo di tara (per il bene della redditività) e magari aggiunto un po’ di grinta, forse la vera pecca di tutti gli Actros. A questo punto basta rileggere al contrario queste note per capire quali sono i punti che hanno consentito al Grifone svedese di offuscare, seppur di misura, la Stella tedesca.
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