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MAN TG: la ri-generazione


MAN TG: la ri-generazione
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Cambiano superfici esterne e abitacoli, restano i motori. I telai e la nuova rete elettronica si predispongono a elettrico, idrogeno e connettività. Ecco come va il TGX.

Come una serie televisiva di successo la TG, Trucknology Generation, si avvia a una nuova stagione, anticipata da indiscrezioni e trailer diffusi dalla casa di produzione del Leone. Non la Metro Goldwyn Mayer, sia chiaro, la MAN. La quinta, secondo una nostra libera interpretazione della saga, che considera come principali passaggi evolutivi la nascita del TG-A esattamente vent’anni fa, l’arrivo dei medi TGL (7,5-12 tonnellate) e TGM (12-26) nel 2005/2006, lo sdoppiamento della gamma pesante col cambio di sigle in TGX (lungo raggio) e TGS (multiruolo e cantiere) nel 2007, e poi l’avvento dei motori Euro 6 e il contemporaneo aggiornamento stilistico nel 2012. Osservando i nuovi TG, i cambiamenti sono più evidenti sui due modelli maggiori e in particolare sul TGX, dove l’aggiornamento stilistico si sviluppa su superfici maggiori.

Scatola a volumi invariati. Partendo dall’ossatura delle cabine attuali, i lati principali sono stati ridisegnati. Nel frontale, la calandra lucida ha lasciato il posto a un pannello opaco, raccordato alle prese d’aria inferiori a formare un unico, elaborato motivo trapezoidale; i gruppi ottici affilati sono ripresi dagli autobus della stessa MAN e il paraurti ha richiami alla produzione delle auto Volkswagen. Sulle fiancate spicca il taglio differente delle porte, con estensioni aerodinamiche inferiori e la zona retrostante ora priva dei finestrini supplementari in corrispondenza del vano notte. Al loro posto si trovano false superfici vetrate nero-lucide, seguite sulle cabine lunghe da a tre nervature al posto delle cinque “ondine” precedenti. Invariata la parete posteriore, dopo che la camuffatura di alcuni prototipi aveva fatto immaginare un allungamento a vantaggio della zona  notte. Invece, a parte il montaggio più alto di 7 cm sul telaio, la volumetria non cambia. Infine, il tetto conserva il profilo conosciuto, a eccezione della cabina più grande, in precedenza chiamata XXL e adesso GX, privata dei finestrini supplementari e del parabrezza prolungato. A questo trattamento superficiale si aggiungono interventi che coinvolgono la struttura, rinforzata fra l’altro in corrispondenza dei montanti per migliorarne la resistenza agli urti."L’obiettivo di assorbire il 25% di energia in più è stato centrato facendo ricorso ad acciai più performanti senza gravare sui pesi” afferma Stephan Schütt, responsabile della progettazione di cabina e telaio. 

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Raccontato dal papà. “Le masse sono allineate a quelle della serie precedente o addirittura inferiori” prosegue Schütt “e per alcune configurazioni è possibile contenere la tara fino a 300 kg”. Parte delle modifiche allo stile dei MAN hanno finalità pratiche. Deflettori, pinne e baffi spuntati un po’ ovunque, specie sul TGX, oltre a renderne più aggressivi i connotati, hanno migliorato i flussi attorno alla cabina, riducendo resistenza e turbolenze: come nel caso dei profili sporgenti alla base delle porte del TGX, che evitano l’imbrattamento della maniglia delle porte deviando la scia più indietro. La migliore profilatura e alcuni affinamenti al telaio sarebbero responsabili, sempre secondo Schütt, di una riduzione dei consumi del 4%, mentre un'analoga quota ªndrebbe ascritta all' efficienza dei propulsori Euro 6d, disponibili però già dallo scorso anno. 

Danilo Senna

Estratto della prova pubblicata su tuttoTrasporti di marzo 2020, n. 436. 

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