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IL NOSTRO TEST
Renault T480, T come tonico

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Renault T480, T come tonico
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Il cavallo di battaglia di Renault Trucks torna aggiornato nell'elettronica e nei dettagli. E con la cabina High si dimostra strumento universale per il lungo raggio.

La Renault Trucks è da tempo orientata verso una politica di aggiornamento della gamma fatta di  interventi frequenti, non appena i miglioramenti si rendono disponibili. La famiglia T, per esempio, ha già avuto un'edizione 2019 e una 2020. A quest'ultima appartiene il T480 di questo test, giusto due anni dopo la prova del suo predecessore con la stessa potenza. Come scrivemmo allora, la cabina T High a pavimento piatto pone il francese nel ristretto club frequentato esclusivamente da Mercedes Actros 2.5 e Scania S. Alto pure di gamma, quindi, il nostro, al punto da far sembrare pochi i 480 CV installati. Ma per la tradizione del marchio con la losanga non lo sono affatto, né li cerca l'utenza media continentale, anche se nel catalogo Renault T il 520 c'è sempre stato e continua a esserci. Quale che sia la potenza, il posizionamento di prezzo del T resta più accessibile degli altri modelli senza tunnel motore. Giustificata la presenza e l'essenza, vediamo cosa è cambiato, livrea 2020 a parte.

inossidabile al tempo. Il leggerissimo facelift, fatto essenzialmente di profili aerodinamici aggiunti a un design così particolare che non sembra risentire del tempo (la gamma T risale infatti ormai al 2013), due anni fa già c'era. Idem il motore Euro 6d, 13 litri common rail di ultimissima generazione, con compressore dell'aria disingaggiabile, giusto per eliminare qualche perdita di trascinamento. Un lavoro riuscito se consideriamo che questo Renault, secondo i nostri calcoli, raggiunge il traguardo del 40% di rendimento energetico. La strategia di pulizia degli scarichi non cambia: il grosso del lavoro se l'accolla l'SCR, come dimostra anche il fabbisogno di AdBlue un po' sopra la media, tant'è che l'EGR non viene neppure raffreddato, risparmiando sul relativo scambiatore. Il 6 cilindri s'accoppia al consueto automatizzato Optidriver a 12 marce, ma stavolta è la più robusta scatola AT2612 che regge fino a 2.550 Nm, e c'è anche il rallentarore. Pure per questo la tara è aumentata di quasi un centinaio di chili, andando a posizionarsi intorno agli 8mila con serbatoi pieni e autista a bordo: non pochi, considerata l'assenza di un "motorone" da 15/16 litri.

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Optiroll e Optivision. Leggermente diverso anche il ponte posteriore rispetto al T 480 precedente: il rapporto si conferma 2,47:1, ma sono cambiate tolleranze e finitura degli ingranaggi, sempre nell'ottica della massima scorrevolezza. Questo fa gioco all'Optiroll, cioè alla marcia in folle quando il veicolo avanza con la sua sola inerzia. Ora molto più sveglio ed evoluto, il sistema si integra con il cruise predittivo Optivision che adesso ha mappe tridimensionali in memoria e non si basa più sul complicato sistema di apprendimento precedente. A ciò si sommano i parametri Fuel eco aggiuntivi che variano gli intervalli di velocità in cui far lavorare il cruise in maniera differente per ogni situazione: accelerazione prima di una salita, rilascio in prossimità della cresta, velocità extra a fine discesa. Insomma, il Renault T è diventato più intelligente e parsimonioso.

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Fa sempre di testa sua. Il cruscotto è lo stesso da che è stata presentata la nuova gamma: non è vivace nella grafica e neppure troppo omogeneo nella visualizzazione dei caratteri, ma a movimentare il tutto ci pensa un design se possibile più segmentato di quello esterno. Stavolta si presenta con un rivestimento simil carbonio, però la logica dei comandi è sempre un po' singolare. Prendete il cruise control: lo selezionate nella modalità con una rotella della consolle centrale, ma lo settate con i tasti sotto la razza sinistra del volante; poi, sopra la stessa ci sono due tasti per il richiamo di due differenti velocità. Questo ad alcuni piace, altri si chiedono che bisogno c'era della doppia scelta: questione di gusti. 

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Altre stranezze popolano la cabina  del T 480, stavolta di sicura utilità: dal maniglione per la salita celato fra gli ultimi gradini, all'aletta plastica sopra al parabrezza che copre le "lame di sole" lasciate filtrare dal gap fra la tenda anteriore e quella laterale, per finire con il lettino superiore articolato che si ripiega nel bordo esterno a formare un'enorme vasca portatutto (e aumenta pure lo spazio libero per chi sta in piedi sul tunnel). Tanti e sparpagliati ovunque i vani portaoggetti, pur se non sempre fruibili. Di sicuro, nel tempo il Renault T ha guadagnato solidità negli assemblaggi e questo agevola il confort di viaggio, peraltro accompagnato dalle sospensioni pneumatiche integrali del telaio: i due soffietti dietro fanno il paio con quelli davanti, un'opzione piuttosto richiesta per il francese, che ne aumenta la flessibilità d'impiego (pur a scapito della tara).

Danilo Senna

Estratto della prova pubblicata su tuttoTrasporti di dicembre 2020, n. 444.

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