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Fiat Ducato
Elisir di lunga vita

Fiat Ducato
Elisir di lunga vita
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Prova su strada numero 22 nella storia di questo modello che, come sua abitudine, si trasforma senza darlo troppo a vedere. Questa volta la ricetta per l'eternità punta su motori - qui il 2.2 da 140 CV - comandi, ausili alla guida e connettività

Quando è nato, nel 1981, tuttoTrasporti provava già i veicoli commerciali da tre anni, e nei quaranta successivi, di Ducato (qui il nostro primo contatto)
ne abbiamo testati una ventina, spalmati su tre generazioni principali e tanti aggiornamenti intermedi. Fra i commerciali di taglia grande infatti, quello di Fiat Professional non è certo il modello più longevo, ma ha fatto fruttare ogni singolo passaggio evolutivo per allungare la sua carriera. O, se vogliamo, ha sempre interpretato la formula del 3,5 ton abbastanza bene da non avere bisogno di stravolgere la formula iniziale.

Avanti col tutt'avanti. La Fiat l'ha aggiornato con regolarità conservando il massimo sfruttamento degli ingombri a favore della capacità di carico: uno spazio per le merci estremamente regolare, associato alla celeberrima meccanica tutt'avanti, concentrata dietro il muso corto e sotto l'abitacolo. E così, in un periodo di avvicendamenti di modelli sempre più accelerato, l'attuale silhouette, datata 2006,  risulta la più duratura delle tre (quella del 1981 è stata in carriera fino al '94 e quest'ultima fino al 2006). L'edizione 2021 non fa eccezione: davanti al furgone da 3,5 tonnellate a passo e tetto intermedi, il ventiduesimo della stirpe passato sotto il nostro esame, ritroviamo i volumi conosciuti. Fiancate verticali, carreggiate e interassi generosi, qui coadiuvati dalle ruote da 16 pollici (quelle da 15 di serie sono sempre state il punto debole di una fiancata armoniosa) celano una serie di novità tecniche che segnano probabilmente il passaggio evolutivo più netto dal varo del Ducato X250/X290. Abbiamo analizzato in dettaglio queste modifiche sul numero di settembre. È il momento di riscontrarne gli effetti man mano che prendiamo confidenza col nuovo modello e che dagli strumenti  del nostro Centro prove scaturiscono i numeri del test.

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Sensazione di controllo. Si sale, al solito di parecchio rispetto al marciapiede, e si ritrova un ambiente gradevole, grazie a superfici vetrate molto sviluppate verso il basso, che accentuano l'impressione di uno spazio effettivamente abbondante, in larghezza e in altezza. I comandi sono a portata di mano, come tutti gli elementi ospitati nei nuovi moduli di strumentazione e console centrale aggiunti alla struttura esistente; questa conserva plastiche di qualità non eccelsa e dai bordi troppo netti. Pazienza per il volante regolabile solo in altezza e per l’impossibilità di allungare la gamba sinistra che, quando non si usa la frizione, resta piegata a 90° a causa del passaruota; l'assetto di guida è tale che si trae il massimo dalle ampie superfici vetrate e dal muso compatto, conservando sempre il controllo della situazione. In questo aiuta l'immagine nitida, pressoché reale, della zona posteriore, restituita dal retrovisore centrale digitale. Dopo decenni, la caratteristica leva del freno di stazionamento a sinistra del sedile di guida lascia il posto (in opzione) all'attivazione elettromeccanica con pulsante sulla plancia. Questo va un po' cercato, al pari del tasto che attiva la mappatura Eco del motore.

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Dentro al cofano. Sempre a pulsante, volendo, è l'avviamento, che sostituisce il tradizionale blocchetto anche nella posizione, sul piantone dello sterzo. Il nuovo motore di 2,2 litri progettato FCA è un bel passo avanti rispetto al 2.3 precedente, che col passare degli anni appariva via via più ruvido di fronte ai progressi dei concorrenti. Silenzioso anche a freddo, generoso e fluido, spinge al punto da sembrare più dotato dei 140 CV della targhetta. In alternativa la gamma prevede le tarature da 120, 159 e 177 CV. Il cambio assiste a dovere il 4 cilindri di 2,2 litri, impuntandosi molto meno del precedente nei passaggi veloci. Ancora una volta, la disposizione della meccanica e degli accessori è vincente: l’intercooler aria/acqua è posto sopra la testata, per sfruttare lo spazio in verticale, risparmiandolo in orizzontale. Col muso così corto, è un vantaggio anche per la circolazione dell’aria nel vano motore.  In basso, invece, si nota una certa esposizione della pompa dell'acqua a eventuali urti o proiezione di detriti. L'accoppiata fra propulsore e cambio manuale si fa valere sia rispetto al precedente modello sia nei confronti dei principali concorrenti a trazione anteriore. Il 4 cilindri nella versione da 140 CV è brillante quanto basta in accelerazione e ripresa e, sul fronte dei consumi,  particolarmente a suo agio nello scenario urbano e sulle statali, dove le percorrenze sono di riferimento.

Raffaele Bonmezzadri

Estratto della prova pubblicata su tuttoTrasporti di ottobre, n. 453.

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