Van Hool fa i 24 metri elettrici per Parigi
Il costruttore belga sigla un accordo per 56 esemplari con ricarica induttiva Alstom
Fra i costruttori europei di autobus la Van Hool raramente è stata sugli scudi, a dispetto di una qualità ineccepibile. Anche nella tecnica si è spesso distinta per soluzioni d'avanguardia. E questo accordo quadro di 56 esemplari per la mobilità parigina lo dimostra una volta in più.
Mezzo tram mezzo bus. L'Exqui.City, per esempio, nasceva oltre dieci anni fa, eppure ha saputo tenere il passo innovandosi di volta in volta. Nato filobus/bimodale, ha visto passare come unità propulsive tutte quelle possibili e immaginabili: dal diesel al metano, dall'ibrido all'elettrico, fino alle fuel cell. E all'avanguardia lo è anche nella linea, ancora oggi, con le testate affusolate e la guida quasi centrale.
Lungo, lungo. Ma non inedito. Queste caratteristiche ne fanno un unicum nel mondo del trasporto pubblico e nella versione biarticolata da 24 metri può svolgere il pure ruolo di light tram. Ma vale la pena ricordare che Van Hool con queste taglie XXL ci si cimentava fra i pochissimi già negli anni Novanta.
Una cosa nuova. Quello che allora non c'era è il sistema SRS di ricarica induttiva statica annegato nell'asfalto, messo a punto dalla Alstom. E' così che i 56 Van Hool faranno "il pieno" nel servizio sulle linee T Zen 4/5 alla perfieria sud di Parigi, senza bisogno di collegamenti fisici con alcuna presa di corrente, né prolunghe né pantografi. Terzo partner del consorzio è la Kiepe, specialista in sistemi elettrici ora nel gruppo Knoor-Bremse da sempre a fianco di Van Hool per i suoi trolley.
Redazione online
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